We were unable to update this podcast for some time now. As a result, the information shown here might be outdated. If you are the owner of the podcast, you can validate that your RSS feed is available and correct.
It looks like this podcast has ended some time ago. This means that no new episodes have been added some time ago. If you're the host of this podcast, you can check whether your RSS file is reachable for podcast clients.
Ascolta! - Gli audio di doppiozero
by doppiozeroAscolta! Articoli di doppiozero in formato audio
Episodes
Pianura
15m · PublishedIl danese e le centurie
Piatta è piatta. Su questo non c’è alcun dubbio. Si stende a perdita d’occhio interrotta solo da filari di pioppi e piccoli boschetti sopravvissuti alle trasformazioni agricole dell’ultimo secolo e mezzo. Se provi a camminare, la cosa migliore è seguire uno dei tanti canali che tracciano direttrici dentro il piatto senza fine. Non procedere lungo la strada, perché potrebbe essere pericoloso anche di giorno, sebbene raramente passi qualcuno, e quando sfreccia un’automobile lungo il rettifilo, è meglio scendere nel fossatello laterale e lasciarla passare, anche a costo di bagnarsi le scarpe, perché, salvo i mesi caldi, un po’ d’acqua reflua c’è sempre.
Il fatto è che non è bene stare sull’asfalto a fare da bersaglio. Dato che qui nessuno cammina lungo la strada, le vetture si lanciano ad alta velocità, una piccola ebbrezza da queste parti – tutti piloti in Emilia – e manco ti vedono. Tu sei un puntino all’orizzonte, un puntino che non si vede neppure, al massimo sei poco più grande di un moscerino e quando t’inquadrano sul vetro del parabrezza, sono già oltre e probabilmente ti hanno urtato; se ti...
Salutare le parole
3m · PublishedLo sguardo è ghiacciato
non bruciarti
stai sotto il mantello
cucito per te dagli anziani
e mentre raschi il vetro
raccogli tutto il peso
dell’attenzione tra le scapole
e poi lancia lanciale lontano
le belle parole.
Non voglio parole che mi spieghino e nemmeno che sgroviglino né chiariscano. Non voglio parole che mi riempiano e nemmeno che mi facciano sentire sciocca e con poca scuola alle spalle. Non voglio parole che complichino senza un cuore al centro. Non voglio parole che si diano arie. Ho bisogno di parole leggere eppure capaci di sfamare e dissetare, parole che mi domandino tanto, tutta la testa da mozzare e un cuore ingenuo da allenare al passo delle bestie nella foresta, vigile e sempre a casa, eppure sempre in pericolo. Voglio parole disobbedienti ma anche candide. Parole capriole e parole solletico, parole lampi, fulmini e tuoni, parole aghi che cuciono e parole che strappano la stoffa del discorso.
Parole silenziosissime che non svegliano i bambini della notte. Parole che conoscono i ring e non sferrano mai colpi bassi. Ma toccano. Rintoccano. Fanno percepire la...
Corpo Celeste
9m · PublishedOggi ho letto Anna Maria Ortese, Corpo celeste.
E adesso ricopio qui le sue parole perché non avrei parole così battenti e dirette per dire quello che preme.
“So questo. Che la Terra è un corpo celeste, che la vita che vi si espande da tempi immemorabili è prima dell’uomo, prima ancora della cultura, e chiede di continuare a essere, e a essere amata, come l’uomo chiede di continuare a essere, e a essere accettato, anche se non immediatamente capito e soprattutto non utile. Tutto è uomo. Io sono dalla parte di quanti credono nell’assoluta santità di un albero e di una bestia, nel diritto dell’albero, della bestia, di vivere serenamente, rispettati, tutto il loro tempo. Sono dalla parte della voce increata che si libera in ogni essere, e della dignità di ogni essere – al di là di tutte le barriere – e sono per il rispetto e l’amore che si deve loro.
C’è un mondo vecchio, fondato sullo sfruttamento della natura madre, sul disordine della natura umana, sulla certezza che di sacro non vi sia nulla. Io rispondo che tutto è divino e intoccabile: e più sacri di ogni cosa sono le sorgenti, le nubi, i boschi e i loro...
Il paesaggio mancante
11m · Published[1] il paesaggio corpo
Quali effetti inattesi può generare la mancanza!
Uno si ritrova in contatti sociali deprivati per la pandemia ed ecco che fa scoperte inaudite.
Prima di tutto ha tempo per riflettere.
All’inizio ha un effetto di vertigine, si sente spaesato.
Poi è forse proprio quello spaesamento che diventa produttivo.
Del resto, se non ci si spaesa è difficile riconoscere il paesaggio.
Non lo sappiamo, ma è probabile che è quando lo tiri per un momento fuori che il pesce si accorge dell’acqua.
Allora un’intera stratificazione di paesaggi, come matrioske, si propone, con la pandemia.
A cominciare dal paesaggio corpo.
Ci accorgiamo delle mani: non possiamo usarle liberamente; dalla loro centralità nelle nostre vite e nella nostra evoluzione, una centralità tacita e addirittura scontata, diventano fonte di rischio e pericolo: per toccare gli altri e le...
Leonardo Sciascia: scrivere è curiosità
27m · PublishedAbbiamo incontrato Sciascia il 25 gennaio del 1987, a Palermo, nel suo bell’appartamento di viale Scaduto. Aveva risposto molto simpaticamente alla lettera, in cui gli chiedevamo di rilasciarci un’intervista personale per la Radio Svizzera. Il contatto diretto lo avevamo avuto qualche tempo prima grazie all’amico comune Claude Ambroise. Avevamo specificato che parte della nostra famiglia viveva in Sicilia e che ci eravamo fidanzati a Cefalù.
Quella mattina presto, a Ginevra nevischiava ma al nostro atterraggio a Punta Raisi il sole inondava tutto. Leonardo Sciascia ci aspettava con un enorme vassoio di cannoli: era proprio come arrivare da uno zio affettuoso. Fu molto paziente perché all’epoca anche una semplice intervista radiofonica prevedeva l’utilizzo di attrezzature varie. Occorreva inserire sulla Nagra, il magnetofono professionale, una bobina; preparare l’input del microfono; posarlo su un piede, ecc. Sciascia sorrideva e ci intratteneva durante i preparativi. Era molto interessato alla vita...
La quercia e io
44s · PublishedTu sei a casa
seduto alla scrivania
e sei il mio capriolo.
Nel bosco c’è la neve
e sotto la neve cammino
e sotto la neve il tempo
si incanta.
Per i tuoi grandi occhi di legno,
quercia rossa, per il tuo muschio
sul petto e le pantofole di neve
sulle radici,
pur così alta e così magistrale,
so che dormi
e vengo senza rumore di domande
a farmi per te carezza.
Leggi anche:
Quaderno 1 |Imparare a salutarci
Quaderno 2 |Marina Cvetaeva e la tazza di mio padre
Quaderno 3 |Il bosco e l'asino bianco
Quaderno 4 |L’insonnia infermiera
Quaderno 5 |La morte non può farmi male
Quaderno 6 |...
Il cane e la quattr'ossi
6m · PublishedOggi ho incontrato un cane magrissimo prima di inoltrarmi nel bosco, al buio.
“Sei un osso?”
“No, sono un intero cane.”
“Dove vai?”
“Oltre le cime degli alberi,
parallelo alla luna.”
“Perché fa luce?”
“No, perché fa scia.
Di fiuto.”
“Posso venire con te?”
“Solo se stai zitta,
quattr’ossi.”
Sono conversazioni così che ti cambiano la giornata.
Arrivata qui da poco, quando poi in marzo hanno chiuso le porte della Lombardia e non potevo tornare, un uomo proprio vicino al bosco ha aspettato che lo raggiungessi e poi mi ha detto: “Lei non è di qui.” “Sì che sono di qui.” gli ho risposto. “Io non l’ho mai vista.” Allora, ho aspettato che continuasse a camminare per restare indietro per conto mio, bisbigliando: “Ci sono anche persone di là, signore. E poi non è che se lei non ha mai visto una persona, quella non può esistere lo stesso da un’altra parte.”
Un’altra volta, ho salutato con la mano una vecchietta affacciata a una finestra, ma lei si è tirata indietro e ha detto: “Io non la conosco.” Allora ho preso al volo con la mano l’invisibile segno della mia voce e ho...
La morte non può farmi male
7m · PublishedA me piacciono tantissimo le poesie tradotte da altre lingue, perché sono ancora più improbabili delle poesie nella lingua dell’autrice o dell’autore e l’improbabilità che diventa possibile è una mia grande passione, fa tremare i bordi della realtà, la sconfina e le fa accogliere variazioni prima impensabili.
Quest’estate, grazie al mio amico RaiMondo, libraio in fondo alla città di Napoli, che l’ha pubblicata, e me l’ha mandata, leggevo Louise Glück e in Averno c’era scritto così:
[…]
la morte non può farmi male
più di quanto tu mi abbia fatto male,
amata vita mia.
E pensavo: “Già, e invece che estraneo inavvicinabile abbiamo fatto della morte.”
Qualche volta, quando ci succede qualcosa di terribile, soprattutto se siamo piccoli, si cade fuori dalla storia e anche, qualche volta, dalla condizione umana. Un bambino che soffre moltissimo è perturbante e dunque cancellabile. Si diventa estranei a tutto e a tutti, anche alle parole, perché il terribile è spesso indicibile, anche alle immagini perché è inimmaginabile, non fa immagine, per questo non si dorme....
L’insonnia infermiera
5m · PublishedLe notti registrano tutto quello che ho perduto, lasciato a Milano o spazzato via dal virus, e poi svolgono il nastro impresso nei sogni. Ho perduto due gruppi di meditazione, trentaquattro persone. Da tanti anni incontravamo la meditazione insieme, con avvicendarsi di persone diverse ma con la stessa passione. Due sere alla settimana per sentire il diritto di cittadinanza del silenzio e della lentezza, del sentire del sottosuolo, dell’esitazione. Ho perduto la scuola, centinaia di bambine e bambini a cui portare semi di poesia e spuntavano parole indelebili dai più muti, dai non visti. Come J. che per una poesia sugli alberi, ha scritto solo, con scrittura tremolante: Lattuga.
E ho lasciato la mia casa piena di libri, la mia coinquilina amica, che sapeva di me e io di lei, i libri che ti vengono in mente in un preciso momento e non puoi aspettare, le finestre e tutta la piccola cattiveria umana che mi ha circondato nelle strade e nei negozi. E le vie, le piazze, le fontanelle vedovelle nascoste nei parchi, i passi sotto la luna con paura di donna e avventura di bambina. Le tante vite che ho vissuto, i morti, la famiglia che è scivolata via. La persona che...
Il bosco e l'asino bianco
7m · PublishedIn questo paese io vivo così. Mi alzo presto e lavoro tutta la mattina, traduco, scrivo, studio e leggo.
E poi, dopo pranzo, comincio a sentire il richiamo del bosco. Una volta che ho fatto finta di non sentirlo, è arrivata una poiana a mugugnare fin sopra il vicolo dove abito. Ho un testimone. Ho dovuto dire: “Scusa, il bosco è arrivato fin qui a chiamarmi, devo andare.”
Il bosco sta a non più di cinque minuti a piedi dalla cascina in cui vivo. Spero quindi che i vigili saranno clementi. Ha molta acqua, proprio tanti ruscelli, e alberi, soprattutto castagni, e muschio tantissimo. Ci sono anche gli ontani bianchi. E le querce. Poi in primavera ha avuto tanti fiori e foglie da smarrirsi, quasi non lo riconoscevo, perché sono arrivata che era ancora inverno. D’estate è stato zeppo di zanzare e tafani, è stata dura non frequentarlo per un po’, poi ho deciso di portarmi uno zampirone e di sventolarmelo davanti alla faccia e alle spalle, un po’ faticoso, ma me la sono cavata.
Ho visto un sacco di animali finché noi umani dovevamo sparire in casa, ho visto: rospi e ramarri, una cerva, vari cerbiatti, cinghiali e cinghialini, un ratto, volpi, aironi, poiane...
Ascolta! - Gli audio di doppiozero has 44 episodes in total of non- explicit content. Total playtime is 9:01:55. The language of the podcast is Italian. This podcast has been added on July 28th 2022. It might contain more episodes than the ones shown here. It was last updated on March 7th, 2024 19:41.